Di Tiziana Pavone
SANREMO. Rieccolo a Sanremo il Big manager Pasquale Mammaro che potrebbe benissimo salire lo scranno della direzione artistica di un prossimo Festival, a Dio piacendo.
Lo incontriamo al Grand Hotel & Des Anglais con due delle sue artiste presenti sul palco dell’Ariston: Donatella Rettore e Iva Zanicchi. La chiacchierata inizia subito asserendo che Il Volo e Diodato sono stati a Sanremo, grazie a lui e così é stato anche con la Regina della canzone Orietta Berti, al Festival anche quest’anno, nell’insolita veste di Madrina. Mammaro durante l´intervista ha ripercorso i suoi successi. Manager dalla carriera sensazionale, fatta di sacrifici e grandi traguardi, vanta soddisfazioni speciali e amicizie che creano davvero molta invidia agli addetti ai lavori. Esperto appassionato del settore musicale e dello spettacolo nonché professionista incallito, Pasquale si riconosce per la sua lungimiranza, il suo fiuto infallibile, le valutazioni perfette e l’innata propensione per il talento. La sua vocazione è diventata il lavoro di una vita. Così ha sostenuto Orietta Berti nel suo splendido ritorno a Sanremo nel 2021, poi ha affiancato Rita Pavone nel 2020 e portato Diodato che lo ha visto trionfare. Ma il suo curriculum è ricchissimo ed è affascinante, avvincente, curioso e gradevole nell’ascoltarlo. Dalle sue parole trapela la passione profonda e vitale che lo caratterizza: così Mammaro ci racconta il percorso compiuto e parla del futuro del Festival di Sanremo e la forte amicizia che lo lega ad artisti che hanno reso grande il panorama musicale italiano. Lui è senz’altro un manager infallibile che parte da Ivana Spagna, tre quarti degli ex Pooh, Orietta Berti, Marcella Bella, Donatella Rettore, Michele Zarrillo, Fausto Leali, sono solo alcuni dei grandi artisti seguiti dal talento del buon Pasquale Mammaro.
Il Volo è un altro gruppo seguito direttamente da lui. Il trio è tornato sul palco dell’Ariston come ospite della settantunesima edizione, ma con Pasquale hanno trionfato nel 2015 con il brano Grande amore. A questo proposito, il manager ha svelato che: “Avevo quel brano nel cassetto da tanto tempo. In occasione del Festival del 2015 mi sono consultato con Carlo Conti, conduttore di quell’edizione. Gli ho spiegato di avere un brano molto forte che avrei avuto piacere di portare a Sanremo. Lo avrei fatto cantare ad una coppia: tenore e soprano. Il brano gli è piaciuto subito e mi ha chiesto di presentare il duo nella categoria Nuove Proposte. Tuttavia, il tenore aveva già computo 36 anni, quindi non rientrava nel regolamento. Conti mi ha spinto a cercare qualcuno di più giovane: lui avrebbe voluto Il Volo tra i Big e così li ho contattati per assegnare a loro questa canzone. Inizialmente c’era un po’ di perplessità, ma alla fine la canzone ha avuto il successo che meritava, vincendo il Festival di Sanremo. Ho trovato i cantanti giusti per quel brano e ho colto il momento giusto per proporli. Sono tornato all’Ariston con Il Volo nel 2019, con Musica che resta, quando ottennero il terzo posto, preceduti da Ultimo a Mahmood. Mi ripetono sempre che sono il loro portafortuna“.
Dopo Il Volo è stato il turno di Diodato: “Verso la fine del 2019 mi trovavo a Milano – dice Mammaro – e sono andato a trovare i miei amici della casa discografica Carosello. In quell’occasione mi hanno fatto ascoltare Che vita meravigliosa, la splendida canzone di Diodato scelta da Ferzan Özpetek per il suo film “La dea fortuna”. Ho chiesto se Diodato avesse altri brani da proporre al Festival. La casa discografica avrebbe aspettato ancora qualche anno prima di portare al Festival “Fai Rumore”. Invece, appena mi hanno fatto sentire il brano, ne sono rimasto incantato. Era una versione piano e voce. Volevo assolutamente farlo ascoltare ad Amadeus. I colleghi della casa discografica alla fine hanno accettato e non ho tardato a farlo avere ad Ama. La mattina successiva, quando stavo per imbarcarmi su un volo per New York, ho ricevuto la chiamata di Amadeus: non aveva dormito la notte per ascoltare quella canzone, dalla quale anche lui era stato colpito. Anche in questo caso, Diodato non solo è stato scelto tra i Big in gara a Sanremo 2020, ma ha persino vinto, consacrando il suo successo e facendo conoscere al grande pubblico il suo raffinato talento.

Il ritorno a Sanremo di Orietta Berti: se la Berti è la vincitrice morale della settantunesima edizione del Festival ed è riuscita a farsi apprezzare proprio da tutti (più e meno giovani), il merito è soprattutto di Pasquale Mammaro, che l’ha fortemente voluta a Sanremo. “Il suo brano, Quando ti sei innamorato, – continua Mammaro – inizialmente aveva il titolo di “Innamorato” ed era stato pensato per Il Volo. Il gruppo però non era convinto. A novembre, quando sia io che Orietta stavamo male a causa del Covid, ho ricevuto la chiamata di Ama, che mi ha fatto un bellissimo regalo: aveva deciso di prendere Orietta tra i Big di Sanremo. Ho subito chiamato Orietta, che stando poco bene e sul momento non se la sentiva di partecipare. La notte porta consiglio: il giorno dopo ho insistito, perché sapevo che avrebbe fatto una bella figura e che la canzone avrebbe avuto successo. Lei ha deciso di seguirmi ancora una volta. La storia che racconta il brano rispecchiava perfettamente Orietta e l’amore per suo marito Osvaldo, con il quale è sposata da 54 anni. Ho sempre creduto moltissimo in questa canzone, ma non mi sarei mai aspettato un riscontro di questo tipo – precisa Mammaro – che ha consigliato ad Orietta di portare sul palco dell’Ariston Le Deva, il gruppo di sole donne che ha cantato con lei in occasione della serata cover. “Lei sarebbe stata la regina in mezzo a donne bellissime e bravissime. Le ho proposto il brano “Io che amo solo te”. Il maestro ne ha fatto un arrangiamento splendido e l’orchestra ha apprezzato: è questa la soddisfazione più grande. Ha sfiorato il primo posto fermandosi alla medaglia d’argento. Per un’artista di quasi 78 anni essere tra i top 10 di Sanremo ed essere in classifica da settimane è un traguardo speciale – ha giustamente sottolineato.
Il futuro del Festival come lo vede Pasquale Mammaro, dopo i suoi grandi amici Carlo Conti e Amadeus, secondo lei chi potrebbe assumere le redini di Sanremo? “Per un direttore artistico non è facile prendere in mano il Festival. Conti e Amadeus sono stati bravissimi nella gestione. Quest’anno, per esempio, Amadeus ha dovuto scegliere 25 canzoni. Per un organizzatore è complicatissimo. E aggiunge: “Apprezzo tutto quello che fa Ama, quest’anno ha scelto qualche giovane in meno, lasciando il posto ad artisti più noti al grande pubblico. Comunque, è stato bravissimo, perché la metà dei brani in gara sono già gettonatissimi in radio: mi fa molto piacere, perché significa che le scelte delle canzoni da parte sua sono state azzeccatissime. Proseguirei con la formula di inserire tra gli artisti in gara cantanti con una carriera storica. Nel 2021 ha organizzato il Festival in condizioni estreme a causa delle numerose limitazioni dovute al Covid-19. Dopodiché pare non voglia più continuare questa bella e sua terza avventura. Almeno per il momento – sottolinea Mammaro.
Ripercorrendo la sua carriera, ha poi raccontato: “Quello del 1981 è stato il mio primo Festival. Ero un ventenne. Allora accompagnavo Pippo Franco, che portava la canzone “Chi chi chi co co co”. Tre anni dopo tornavo a Sanremo con Giampiero Artegiani. Tutti erano convinti che sarebbe arrivato in finale. In quell’edizione c’era anche un giovane Eros Ramazzotti, con il brano “Terra promessa”. Un ragazzo che nessuno conosceva e che stava sempre da solo. Noi siamo stati sempre con lui, pranzo e cena. Io e Giampiero eravamo poco più che ventenni. Alla fine, Artegiani non riuscì ad accedere alla finale, mentre Eros vinse”.
Nel 1986, invece, feci cantare ai più grandi calciatori dell’epoca il brano “Alleluia (Football stars)”. La canzone arrivò al primo posto nelle hit parade, vendendo mezzo milione di copie”. Una scelta azzeccata quella del bravo Pasquale Mammaro, che poneva i primi tasselli di una carriera così ricca da diventare il manager stimatissimo che è tutt’ora. Una scelta bellissima per un Paese che cinque anni prima aveva rianimato la propria coscienza collettiva grazie al trionfo nel Mundial di Spagna, spartiacque di un’epoca storica, sociale e culturale. Un evento patriottico prima ancora che sportivo, che ha posto fine a un periodo complicato e di terrore, gli anni di piombo e dato inizio al glorioso successo socio-economico tutto italiano. Parlando di Alleluia, ha aggiunto: “Diedi tutto il ricavato alla Caritas. Avevo proposto il progetto all’Unicef che lo rifiutò. Mi chiamò il presidente dell’epoca complimentandosi per l’iniziativa portata avanti e ammettendo di aver sbagliato a non accettarmi”.
Pasquale ci ha raccontato i momenti più belli della sua carriera, fino ai passi più importanti che gli hanno permesso di diventare un vero manager di successo. Mammaro ha ricordato con grande affetto sincero anche il rocchettaro Little Tony, l’amico di sempre e per il quale non era un semplice manager. “Se n’è andato troppo presto. I ricordi con lui sono tanti. Parlare di lui mi emoziona sempre. È stato uno dei primi artisti a fidarsi di me e a lavorare al mio fianco. Eravamo entrambi molto giovani. Alla fine, è diventato il mio più grande amico. Sono felice che Fiorello si sia ricordato di lui a Sanremo”.