“Sarà l’età o il pubblico, ma sono emozionato”. Amadeus apre la 72ma edizione del Festival (“Sanremo ventiventidue” come ama dire) ringraziando l’orchestra e la squadra Rai, l’anno scorso suoi unici spettatori. Quest’anno invece all’Ariston è tornato il pubblico e ha una gran voglia di farsi sentire, a giudicare le urla e le ovazioni già dal primo cantante in gara. Come dargli torto, dopo un altro anno di virologi?

Ben venga allora Achille Lauro, che a torso nudo si auto-battezza sul palco mentre un coro gospel alle sue spalle canta con in mano il suo santino, performer in gara con appeal da superospite.

Al fianco di Amadeus c’è Ornella Muti, cinquant’anni di carriera: “Ho voluto ricordare le difficoltà del mondo dello spettacolo invitando sul palco cinque attrici” spiega il conduttore e poi le chiede un ricordo di un Festival memorabile: “Quello in cui Gigliola Cinquetti cantava Non ho l’età – risponde la madrina della serata – Mio padre ci raccomandava di ascoltare bene le parole della canzone perché anche noi per lui non avevamo l’età”.

Il secondo cantante in gara è Yuman (crasi del suo nome, Yuri, e della parola human) vincitore di Sanremo Giovani che convince il pubblico con una ballata inneggiante alla stabilità in amore.

Terza Noemi, veterana del Festival con sette edizioni al suo attivo, con un pezzo scritto da Mahmood che le calza a pennello.

Dopo 22 anni in gara al Festival e dieci anni dopo esserne stato un conduttore di successo, torna all’Ariston Gianni Morandi, accolto dalla standing ovation del pubblico. Il suo Apri tutte le porte, scritto da Jovanotti, è il classico brano allegrotto in stile jovanottese.



Sul palco irrompe Fiorello, scatenato man in black armato di termoscanner che punta contro il pubblico in sala come un revolver (un signore si scosta con aria terrorizzata ed è subito meme): “Sono la vostra terza dose, il booster dell’intrattenimento. Sarei dovuto restare a casa col plaid e invece sono qui a farmi ravanare dai tamponi perché ti porto bene” dice rivolto all’amico showman. Ricorda l’augurio fatto l’anno scorso ai nuovi conduttori – sala piena e ascolti bassi – e come scongiuro fa baciare ad Amadeus il direttore di Rai Uno Coletta, entrambi dotati di mascherina con labbroni. “Il prossimo direttore artistico sarà il generale Figliuolo – continua –dal teatro Astrazeneca di Sanremo prima cantano gli over 80, poi gli over 70 e via via tutti gli altri” e poi sfotte i no vax con la gag del braccio che si muove da sé perché dotato di microchip e controllato dai poteri forti. Con Amadeus che gli fa da vocalist canta una serie di canzoni tristissime (da Quando sei disperato a Perdere l’amore) sui ritmi allegri di una samba “perché la tristezza va combattuta col buonumore”, poi i due si paralizzano in un meme vivente, facilitando le cose al popolo dei social, che posta senza sosta.

Il quinto cantante in gara è La rappresentante di lista, coppia formata dalla viareggina Veronica Lucchesi e dal palermitano Dario Mangiaracina, una delle rivelazioni del Festival dell’anno scorso. Il loro brano, in apparenza ironico e svagato, è in realtà molto sofisticato e al pubblico piace. Un ricordo di Tito Stagno, gentiluomo del giornalismo italiano che ci ha portati sulla luna, scomparso oggi.

Poi è la volta di Michele Bravi, vincitore di X Factor 2013, che torna a Sanremo dopo l’edizione 2017, in cui era arrivato quarto: “E’ bello vedere un teatro pieno” dice prima di esibirsi e al termine inneggia al Fantasanremo, tormentone di questa edizione.




Dal tetto del mondo tornano al Festival i Måneskin, prelevati da Amadeus con una golf car (“Guida piano che ho paura!” gli urla Damiano). Non è passato nemmeno un anno dalla loro vittoria al Festival e ora tutti i grandi show del mondo li reclamano. Fiero dei suoi pargoli, il conduttore si gode il loro bagno di folla (distanziata) e il pubblico tutto in piedi per Zitti e buoni. Al termine di Coraline, una delle loro canzoni più belle e delicate, Damiano si scioglie dall’abbraccio di Amadeus visibilmente commosso. Il settimo cantante in gara è Massimo Ranieri, che manca dal Festival da 25 anni. È palpabile il grande rispetto verso l’artista, che con Morandi e Iva Zanicchi è il “senatore” del Festival, ma la sua canzone è un classicone da manuale.

La coppia più attesa della serata è quella composta da Mahmood e Blanco, il trionfatore dell’edizione 2019 insieme al giovanissimo – coi suoi 18 anni la mascotte del Festival – che ha però già scalato le classifiche con l’hit Mi fai impazzire. Poche battute della loro Brividi e per il popolo dei social i due sono già i vincitori.

A ricordare che il 2021 è stato un anno memorabile per lo sport italiano sale sul palco Matteo Berrettini, idolo del tennis che ha tenuto testa al pubblico ostile degli open d’Australia: “E’ importante essere rispettosi ma anche avere carattere. Ho tirato fuori un po’ di adrenalina, un po’ di cattiveria” spiega lui e Fiorello: “Attento che da sex symbol a ex symbol è un attimo!”, poi fa una carrambata salutando tra il pubblico il padre, Luca Berrettini, con cui ha lavorato 35 anni fa nei villaggi turistici. “Oggi il tennis è uno sport accessibile a tutti – ricorda Fiorello – un tempo non era così, a 15 anni ho detto a mio padre Nicola che avrei voluto giocare a tennis e lui guardando la lista delle cose da comprare mi ha risposto che o mangiavamo o giocavo a tennis”.

Il nono cantante in gara è Ana Mena, con una canzone scritta per lei da Rocco Hunt, con cui la giovane cantante e attrice andalusa ha condiviso il successo del tormentone estivo, Un bacio all’improvviso. Il brano è facile facile, con toni neomelodici che evocano il castello delle cerimonie. Su Twitter viene decretato il brano della pausa bagno.

Molto meglio Rkomi, con un brano che gioca sull’analogia tra un amore a rischio e una gara automobilistica. Il rappautore Dargen D’Amico esordisce a Sanremo con un brano svagato che mette voglia di ballare e Amadeus ne approfitta per ricordare le discoteche ancora chiuse.

L’ultima cantante in gara è Giusy Ferreri, di ritorno a Sanremo dopo cinque anni con una canzone che spera di bissare il successo dei suoi tormentoni estivi, ma appare molto meno convincente.


Superospiti della serata dopo i Måneskin sono i Meduza, che insieme al cantautore irlandese Hozier fanno ballare il pubblico dell’Ariston con i loro successi disco, da Piece of your heart a Tell it to my heart.

C’è ancora lo spazio per uno spottone a Don Matteo e un omaggio a Franco Battiato, scomparso lo scorso anno, poi l’ultimo sketch di Fiorello (“Ama, hai fatto un cast bellissimo: ci sono insieme Morandi e Aka7even, l’Highlander e il Pokemon. La Rai è un po’ la nostra RSA, è anzianotta e rassicurante. Quando cerchi in Rete Rai Uno poi l’algoritmo ti manda le pubblicità dei girelli e delle vasche da bagno con la porticina”).


Infine, la classifica della sala stampa: nella top 3 ci sono Mahmood e Blanco, La rappresentante di lista e Dargen D’Amico.
Insomma, vecchiotta mica tanto.