SANREMO. Ammetto di non aver mai avuto una grande simpatia per le Giurie in generale, soprattutto se sono nascoste e che nessuno può controllare, tre poi sono davvero una sciocchezza senza senso.
Quelle che hanno deciso sulla categoria dei Giovani, ad esempio, di queste due prime serate, oltre a credere che siano secondo me pilotate, si sono rivelate pure maschiliste, alla faccia delle Quote Rosa volute dal Governo.
Evidentemente queste tre fantomatiche Giurie sono composte da soli maschi, anche molto poco competenti in fatto di musica.

È vero che le Giurie, ammesso che siano serie, non sono scelte attraverso una selezione, ma sono prese probabilmente da agenzie indicanti alcune categorie commerciali o associazioni culturali; che però siano prese da elenchi non costruiti, stupisce proprio che non vi siano donne perché se ci fossero avrebbero scelto almeno una delle due bellissime ragazze: Elena Faggi e Greta Zuccoli.
Sono state bravissime, con brani propri, interessanti e che meritavano assolutamente di passare il turno al posto di, almeno, uno dei maschietti che francamente non meritava.
Ma la storia delle Giurie del Festival è un argomento che ogni anno emerge e che lascia sempre molto dubbiosi sulla credibilità e soprattutto sui numeri che vengono forniti dalla Rai. Ma facciamo finta che tutto si svolga nel modo piú specchiato, la questione della scelta maschilista proprio non va giù, anzi, rimane sul gozzo e non scende affatto. E non parliamo delle Giurie di Qualità per le quali dovremmo aprire un capitolo a parte.
Accontentiamoci quindi di quello che passa il Convento della Rai e cerchiamo di passare sopra alle canzonette e pensare alla grave situazione sanitaria, ben piú importante delle Giurie demoscopiche e tutte le altre.
Di Ilio Masprone.