CHIARA GALIAZZO: “NESSUN POSTO E’ CASA MIA”

21 Mar 2017 | Fuori Festival

Abbiamo ascoltato il nuovo disco, uscito dopo il Festival di Sanremo

di Marco Volpato

Dalla partecipazione al Festival, dove aveva cantato Nessun Posto è Casa Mia, Chiara Galiazzo (nelle foto) a Milano, presso le Officine Meccaniche, ha presentato il suo terzo album. E’ un album profondo che si apprezza sempre più col passare del tempo. Prova ne è che a produrre, arrangiare e suonare, c’è una firma eccellente come Mauro Pagani. E con lui altri nomi di spicco: Luca Colombo, l’amato chitarrista che siamo abituati a vedere sul palco dell’Ariston e il batterista di lungo corso, Elio Rivagli.

All’interno del disco ci sono 11 tracce.

Il Cielo, di Daniele Magro. E’ considerato il manifesto del cambiamento artistico di Chiara: il passaggio da ragazza inconsapevole a donna conscia della potenzialità della musica. Chiara canta Mi chiedi il cielo ma il cielo dimmi che cos’è se non un limite. Lei urla la propria consapevolezza lottando contro il tempo della vita, che paragona a quello di una danza.

Buio e Luce di Stefano Marletta ed Edwyn Roberts. E’ la prima “canzone del salotto”, chiamata così perché nata a casa sua. Il brano vuole essere fonte benefica e potere rigenerante su chi l’ascolta. L’artista intona recitando come se dietro ogni parola ci fosse uno studio certosino.

Nessun Posto è Casa Mia di Niccolò e Carlo Verrienti. Il brano sanremese è il più viscerale e anche il più magico dell’album. Chi non si è mai sentito fuori posto? La canzone assume uno spessore diverso per coloro che convivono ogni giorno con questo sentimento. Molte volte ci troviamo ad avere voglia di fuggire, far perdere le nostre tracce. Di ricominciare in un posto dove nessuno ci conosce, ma poi…Nessun posto è casa mia, l’ho capito sì andando via. La canzone parla alla nostra anima; ci esorta a riflettere sulle nostre scelte, sulla nostra incapacità di lasciare il certo per l’incerto. Come facciamo dunque a sentirci a casa? Investendo su di noi, sul nostro amore, sui nostri amici e su chi ci vuole bene. Non dobbiamo più scappare, andare alla ricerca di un “posto” che ci faccia sentire bene, perché i posti non sono i luoghi, sono le persone. E siamo noi.

Grazie di Tutto, di Marletta e Roberts. Il testo è una lettera ad una persona con la quale “non è finita bene”: Chiara non vuole guardare al passato in modo negativo cancellando le cose già vissute, ma anzi le vuole ricordare per non commettere gli stessi errori. Musicalmente sembra una canzone leggera, che forse sarebbe stata più adatta per il Festival. Particolare il contrasto tra testo impegnato e musica immediata, ma intensa.

I Giorni più Belli, di Pacifico. un brano malinconico che rappresenta timori e dubbi che abbiamo nei confronti del nostro incerto futuro.

Fermo Immagine, di Galiazzo Marletta e Roberts. Ricorda musicalmente un po’ il motivetto di Senza Fare sul Serio di Malika Ayane. In ogni caso la canzone rimane subito in testa, il ritornello è molto radiofonico. Il testo è semplice, lineare, spensierato ma non banale: non dobbiamo fissarci mai con un’idea, altrimenti rimaniamo intrappolati nel tempo perduto. Tuttavia dopo la prima onda si sa evitare la marea, anche se non è facile. E’ vero che la nostra esistenza è solitaria, però non siamo costretti a camminare da soli. Inutile fissarci con chi non c’è o non c’è stato, perché alla fine conta solo chi rimane.

Chiaroscuro, di Gianluigi FazioVirginio Simonelliquest’ultimo anche co-autore del testo con Chiara. Sei la sola cosa importante – canta Chiara a se stessa, perché come dice lei – la sola cosa che si possa fare è darsi un valore, per fare in modo che lo capiscano anche gli altri. E se ci riesci hai vinto.

Sentirò Respirare, di Giovanni Caccamo, Placido Salomone e Andrea Nardocchi. Il testo è dello stesso Caccamo, autore che Chiara apprezza per il suo modo di scrivere molto raffinato. Una bella scrittura, presente, efficace, intensa, mai banale.

Le Leggi di Altri Universi è un brano ripescato dal periodo di X-Factor, di da Marco Guazzone e Stefano Costantini. La canzone inizia recitando Forse nasciamo già con una verità nascosta dentro, ma poi è come se dimenticassimo quello che siamo. Un po’ quello che Chiara ha raccontato esserle capitato in questi anni. Probabilmente, allora, è vero che dobbiamo imparare ad ascoltare noi stessi. E però non deve essere la solita frase che sa di luogo comune. Il discorso è semplice: nasciamo già con delle consapevolezze che dobbiamo solo riscoprire.

Quel Bacio, di N. e C. Verrienti. In questa canzone Chiara è una ragazzina che capisce l’importanza del primo bacio. Quando canta Nelle difficoltà, nella felicità modula la voce in modo incredibile. Sembra veramente Chiara che torna adolescente.

A chiudere l’album è Le Ali che Non ho, di Marco Guazzone. La melodia ci fa immergere in una fiaba. La voce stupisce per versatilità e interpretazione. Potenzialmente pazzesca, ma rimane velata: una carezza che rassicura e che potrebbe, invece, scompigliare. Lei conclude l’album con queste parole: se potessero spiegarsi in volo le ali che non ho. E dopo aver ascoltato il disco ci permettiamo di correggerla: tu Chiara, hai delle ali bellissime che ora, con quest’inizio, stanno cominciando a battere.

A ragione Mina che è sempre stata un passo avanti agli altri scrisse parole diventate famose dopo la sua vittoria a X-Factor. Chiara, la tua freschezza, il tuo candore, la tua classe, la tua inconsapevolezza ti porteranno lontano. Hai un’aura, una presenza scenica preterintenzionalmente potente. Grande dono. È una durlindana naturale che ti mette subito tra coloro che non hanno bisogno di fare i salti mortali per «esserci». Ti ho riconosciuto subito già ai primi test. Non è merito mio, ma tuo: io sapevo che avresti vinto, tu no. E questo è un dono. La mancanza di spavalderia, di presupposizione è merce rara, in questo ambiente. Nel «rutilante mondo delle sette note» per un po’ ti divertirai. Poi non so. Ma non pensarci adesso”.

       

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