Willie Peyote – Mai dire mai (La locoura)

4 Mar 2021 | Artisti Premiati, Campioni, Cantanti e Canzoni

Categoria: Campioni, Premio della Critica Mia Martini – Festival di Sanremo 2021

Il cantante ha già una carriera ricchissima di successi, numerose canzoni e cinque album di successo, per Willie è la prima partecipazione al Festival 2021. Autore della canzone ispirata ai lunghi mesi di reclusione dovuti al lockdown debutterà con un album che critica in primis l’intrattenimento con un’ironia tagliente e grande capacità di interpretazione. Il rapper torinese è uno degli artisti più attesi di questa edizione, premiato per sua capacità di realizzare capolavori della musica italiana descrivendo temi sociali di fondamentale importanza con semplicità e autorevolezza. Nella canzone “Mai dire mai” affronta temi caldi della politica, con noncuranza e scetticismo, mostrando ai giovani come sia semplice portare avanti le proprie tesi anche se in contrasto con il pensiero prevalente. Willy peyote è autore di ben cinque album, opere che l’hanno reso molto amato al pubblico ma non solo, è stato proprio l’interesse della critica a dargli la possibilità di entrare a far parte della kermesse musicale più importante dell’anno. “La depressione è un periodo dell’anno” è l’album che l’ha definitivamente consacrato come uno dei rapper del momento, un’opera che descrive l’intera collettività e il suo modo di affrontare le difficoltà attuali, apparentemente insormontabili ma ormai un brutto ricordo. Il suo vero nome è Guglielmo Bruno, l’artista Sabaudo appassionato di musica da sempre, inizia a far diventare il suo sogno realtà nel 2005 da allora conquista solamente successi ed una importante collaborazione con i Subsonica. Willy sfida tutte le difficoltà che un giovane può incontrare nella sua vita traendo da ognuna di esse la forza necessaria per andare avanti. La semplicità con cui l’artista riesce ad affrontare la competizione dovrebbe essere condivisa per fare forza a tutti quei giovani e non solo che oggi si sentono smarriti.

Canzone

Interprete: PEYOTE
Brano: MAI DIRE MAI (LA LOCURA)
Autori: W. Peyote – C. Cavalieri D’Oro – D. G. Bestonzo – G. Petrelli
Ed. Sugarmusic/Turet/Gorilla Publishing – Milano – Torino

“Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”
Ora che sanno che questo è il trend tutti ‘sti rapper c’hanno la band
Anche quando parlano l’autotune, tutti in costume come gli X-men
Gridi allo scandalo, sembrano Marilyn Manson nel 2020
Nuovi punk vecchi adolescenti, tingo i capelli e sto al passo coi tempi
C’è il coatto che parla alla pancia ma l’intellettuale è più snob
In base al tuo pubblico scegliti un bel personaggio, l’Italia è una grande sit-com
Sta roba che cinque anni fa era già vecchia ora sembra avanguardia e la chiamano It-pop
Le major ti fanno un contratto se azzecchi il balletto e fai boom su Tik-tok
Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell’hype
Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio due palleggi, mai dire mai
Siamo giovani affermati, siamo schiavi dell’hype
Non ti servono i programmi se il consenso ce l’hai
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio due palleggi, mai dire mai
Mai dire mai, mai dire mai
Mai dire mai dire mai dire mai dire mai
Ora che sanno che questo è il trend tutti che vendono il culo a un brand
Tutti ‘sti bomber non fanno goal ma tanto ora conta se fanno il cash
Pompano il trash in nome del LOL e poi vi stupite degli Exit poll?
Vince la merda se a forza di ridere riesce a sembrare credibile
Cosa ci vuole a decidere “tutta ‘sta roba c’ha rotto i coglioni?”
Questi piazzisti, impostori e cialtroni a me fanno schifo ‘sti cazzi i milioni
“le brutte intenzioni…” che succede? Mi sono sbagliato
Non ho capito in che modo twerkare vuol dire lottare contro il patriarcato
Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell’hype
Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio due palleggi, mai dire mai
Siamo giovani affermati, siamo schiavi dell’hype
Non ti servono i programmi se il consenso ce l’hai
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio due palleggi, mai dire mai
(Mai dire mai) non so se mi piego non so se mi spezzo
(Mai dire mai) non so se mi spiego, dipende dal prezzo
(Mai dire mai) lo chiami futuro ma è solo progresso
(Mai dire mai) sembra il Medioevo più smart e più fashion
(Mai dire mai) se è vero che il fine giustifica il mezzo
(Mai dire mai) non dico il buongusto ma almeno il buonsenso
(Mai dire mai) ho visto di meglio, ho fatto di peggio
(Mai dire mai) ecco, tu dì un’altra palla se riesco palleggio
Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell’hype
Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio due palleggi, mai dire mai
Siamo giovani affermati, siamo schiavi dell’hype
Non ti servono i programmi se il consenso ce l’hai
Riapriamo gli stadi ma non teatri né live
Magari faccio due palleggi, mai dire mai
Mai dire mai, mai dire mai
Mai dire mai dire mai dire mai dire mai
Mai dire mai, mai dire mai
Mai dire mai dire mai dire mai dire mai

Analisi del testo

Un testo Indie Rap più che insolito. Un testo di denuncia? Un testo politico? Una scrittura sicuramente reale e veramente popolare.
Mai dire mai che qualcosa possa cambiare. Anche se il prezzo è sempre alto. Compromesso della vita che mette in scacco.
Peyote ha già un gran seguito, e ottime valutazione per un buon posizionamento.
Il suo testo – che sfida un po’ la conversazione da bar- dice quello che tutti – o quasi- sentiamo e diciamo. Il suo effetto d’arte? Dirlo con cultura e ritmo giusto. Un richiamo alle lucide anticipazioni di intellettuali controcorrente. Un’eco pasoliniana? Forse sì, ma molto rimaneggiata e resa più
maneggiabile.
Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify- Riapriamo gli stadi ma non teatri né live- Non so se mi spiego, dipende dal prezzo- (Mai dire mai) lo chiami futuro ma è solo progresso

Da subito Peyote non lascia spazio all’attesa. Ce lo dice in attacco che il suo è un colpo di pistola.
Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte
E che non risparmierà nessuno, perché il suo stile un po’ ibrido e shakerato rintuzza le immagini goffe dei ruoli che fanno audience
C’è il coatto che parla alla pancia ma lintellettuale è più snob

La struttura del testo è rimata bene e mai stanca. In alcuni passaggi però forse un po’ troppo consueta.  Ci si aspetta un’inversione di marcia da un testo che vuole dire la verità, di tutti.
Forse però il senso è proprio questo: l’ordinario che tutti sanno e nessuno ha il coraggio di dire.
E di cantare.

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