Oggi a Milano l’addio al collega e amico Mario De Luigi

12 Apr 2018 | Città della musica

di Tiziana Pavone

Due giorni fa ci ha lasciati l’editore Mario De Luigi, direttore, scrittore e operatore culturale, collega e amico di lunga data. E’ stato un  giorno difficile anche oggi. L’ultimo saluto a Mario da parte dei compagni di tante avventure è stato alle ore 13.30 in una clinica privata di via Ugo Ojetti 66 a Milano. Nella stanza spoglia e semplice, permeata in sottofondo da una musica si sono alternati i ricordi di amici come il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, Silvia Bocca, Giacomoni, Antonio Silva. Silva, storico conduttore del Premio Tenco, in particolare ha letto una nota scritta dalla parte sanremese del direttivo del Club Tenco. A prendere la parola è stato anche il figlio di Mario, Enrico De Luigi. La musica di sottofondo era “una colonna sonora ideata da Sergio Secondiano Sacchi” – ci racconta Elisa De Luigi – “In parte ispirata al Club Tenco e in parte formata da brani di Gene Vincent, che papà preferiva a Elvis.” Per suo desiderio le sue ceneri, dopo la cremazione a Affori, saranno sparse davanti alle montagne valdostane, luoghi da lui frequentati e molto amati.

La sua vita è stata spesa al servizio della Musica, dove ha dato un contributo importante sia a livello accademico che organizzativo. A Milano, città dove risiedeva e dove aveva condotto con un alto profilo il mensile cartaceo Musica&Dischi ha dato a tutto il settore del giornalismo musicale interi decenni di informazione preziosa, creando un ponte fondamentale con l’industria discografica e gli operatori culturali. Dopo oltre 60 anni di vita, il mensile cartaceo è andato in pensione solo pochi anni fa, nel 2014, incalzato dalla logica del web. Tra i colleghi che oggi lo piangono, il critico musicale Marinella Venegoni, che definisce Musica&Dischi “il Billboard di casa nostra”

A Sanremo fino alla fine ha svolto una lunga attività all’interno del Club Tenco, designato dal fondatore sanremese Amilcare Rambaldi come erede artistico insieme ad altri pochi amici. L’ultimo suo impegno nella città di Sanremo lo aveva portato nell’ottobre scorso a organizzare il convegno legato alla nuova legge sulla musica del Ministro Dario Franceschini, che lui aveva invitato personalmente a Sanremo. Si era riunito con i maggiori discografici per un confronto importante, facendo da ponte tra istituzioni e mondo musicale. Tra i suoi timori c’era lo scoglio dei diritti d’autore, da superare. Il tema era molto caldo, poichè, c’era da mettere paletti sul confine, in una situazione del tutto nuova. Non era una strada in discesa, fare incontrare le esigenze accademiche con quelle commerciali. Un tema da scardinare era per esempio, come conciliare l’insegnamento della canzone nelle scuole, con l’esecuzione in pubblico di brani legati ai diritti. Mario non era nuovo a certi temi, avendoli trattati da una vita. Il suo infaticabile lavoro resta fermo negli atti dei tanti convegni da lui capitanati in giro per l’Italia. A Sanremo era molto presente, non solo dietro le quinte come operatore culturale, ma anche come giornalista motivato, durante il Festival di Sanremo.

Non ha mai smesso di lavorare: la passione era viva più che mai. In molti ne siamo stati testimoni diretti a lungo. In qualche occasione anche io ho avuto il piacere di presentare suoi libri o di fiancheggiarlo nelle giurie ai concorsi che organizzavo per giovani artisti d’autore. In giuria, lo ricorderò per gli scherzi acuti che faceva agli altri giurati. Era il lato più nascosto, quello della goliardia. Ci fu un anno che diede a tutti i concorrenti lo stesso voto, un 10. Cosa per la quale incassò qualche disappunto. Ma lui sapeva andare oltre, sapeva godersi lo spettacolo concitato dei giurati occupati a salvare quelli della stessa vena artistica. Per lui invece, erano stati tutti bravi. Pareva volesse pareggiare i conti con l’oggettività che nessuno vede mai. Successe la stessa cosa l’anno dopo. Ma spiazzò tutti al primo giro, dichiarando un voto decisamente più basso. E vidi qualche volto perso a ricalcolare improbabili pareggi senza speranza.

I suoi articoli d’archivio resteranno attuali, un pozzo al quale attingere per ogni tipo di ricerca di settore. Il suo piglio era tutto da godere. La sua penna denotava uno spirito libero, critico, dotato spesso di sottile ironia, pungente con moderazione ed estremo garbo. Chi ha in casa la collezione delle sue pubblicazioni lo sa bene. E’ stato un vero signore, un grande maestro, una persona seria come ce ne sono poche.

Decisamente una brutta e inaspettata perdita per chi lo ha conosciuto; l’elaborazione di questo lutto è destinato a protrarsi a lungo, per il vuoto che lascia nella Musica.
La redazione di Festivalnews è vicina alla famiglia e in particolare ai due figli, Enrico e Elisa. E’ stato uomo di totale dedizione anche come padre. Mancherà troppo a tanti, il passo felpato di questo eccelso maestro.

 

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