di Illy Masper
SANREMO. La carica dei 100 a Sanremo. A volte ritornano col resto di uno. Al cinema Centrale di Sanremo tante chiacchere, poche idee, e confuse. Un’ammucchiata politica del genere non si era mai vista in questa città, coniata Città della Musica e adesso anche delle parole.
Dopo il movimento dei cittadini arriva il movimento dei politici. Parliamo di un Centro Destra che cavalcando il momento, ha presentato in anteprima i suoi cavalli da corsa, in stile Movimento 5 Stelle. Partendo da un direttorio e presentando candidati e incarichi. Ieri dal palcoscenico del teatro, un pugno di uomini e donne si sono presentati per partecipare attivamente alle prossime elezioni amministrative previste a maggio 2019.
Ebbene. I candidati di un Centro Destra che nuovo non è, a leggere le cronache cittadine sperano che la politica si accorga per avvicinandosi a loro. Loro, appiccicati al territorio a raccogliere idee che nemmeno fossero cozze allo scoglio. E’ machiavellico, ma tant’è, verrebbe da chiedersi: che problemi avete con la vostra vecchia identità?
Al cinema Centrale si sono visti tutti: belli e brutti, giovani (pochi) ma “vecchi” tanti, anche troppi, alcuni dei quali resuscitati dal nulla. Scopo dell’incontro non era quello di assistere ad una rappresentazione cinematografica o teatrale, ma quello di ascoltare qualcuno che da quel palco ha cercato di ribaltare un sistema partitico-politico, per poi non ribaltare proprio nulla. Tante chiacchiere che non portano a niente. Quella di ieri è stata semplicemente una delle passerelle che si fanno per ingarbugliare le cose e spargere fumo tra gente credulona che, secondo gli organizzatori, dovrebbe stare ad ascoltare i 100 e magari (sperano loro) seguirli nei loro fantastici progetti, molti dei quali irrealizzabili.
Ma le campagne elettorali servono anche a questo: a creare ulteriori confusioni e aumentare ancor più i dubbi tra gli elettori ormai arcistufi delle parole e soprattutto dei partiti la cui esistenza ha sempre meno senso. Non basta dunque definirsi “altro” da partito, per cambiare i connotati! Si dice che adesso bisogna contare più su uomini o donne, piuttosto che seguire i colori sbiaditi dei partiti. Ma siccome siamo in un regime democratico, questo stato di cose democratiche, appunto, le dovremmo continuare, dolenti o nolenti, a mandare giù proprio come si mandano giù i rospi che ci fanno ingoiare da sempre a Roma, mafia capitale e luogo dove vengono ritoccate prima dei voti le leggi elettorali. Alla fine è sempre un partito, anzi una coalizione di due o tre ammucchiate insieme per vincere, quello che ci fanno votare!
C’è da chiedersi sul serio a chi sia dunque servito l’incontro, se non a Walter Vacchino che si sarà preso un modesto incasso per l’affitto della struttura (sempre che non l’abbia offerto per pax vobis!) e così per la Ditta che ha fornito le attrezzature necessarie. A parte l’insignificante inciso, restiamo nei valori culturali dell’iniziativa: alcuni di questi 100 uomini e donne presenti al dibattito hanno, intanto, avuto la loro bella visibilità, cercata e poi trovata, perché chi fa informazione sa che la notizia la deve dare. Soprattutto sa anche che tutti devono poter dare la propria versione dei fatti: proprio tutti, belli e brutti; buoni e cattivi. Quindi la città ha vissuto una bella incursione in stile flash mob, magari poi finita nei bar di Via Matteotti con un aperitivo tra le mani, a festeggiare la fiera delle parole dette o da dire al prossimo giro. Ma l’importante è che il cittadino adesso si renda conto della bontà della conferenza; povero cittadino preso nella morsa di tutti questi movimenti che guai a chiamarli partiti…
E, senza scavare nella memoria, che sappia da subito che ci saranno 100 uomini e donne che proprio come ieri, d’ora in poi si daranno un gran da fare per salvare città e provincia. Se magari non dai guai, almeno dalle attuali mani che le gestiscono. Mani che loro, i 100, giurano essere sbagliate. Ma quando le avevano amministrate, perché non le hanno salvate? L’attacco velato non è ai penta stellati (ai quali rispondiamo con la parola d’ordine: unità. Condizione forzata di convivenza per non estinguersi), ma all’attuale amministrazione. Siamo sicuri che le mani delle persone dei vecchi partiti riviste ieri al cinema Centrale, sotto rinnovata veste comunicativa, fossero quelle giuste? I problemi che hanno a livello locale gli aspiranti politici sono gli stessi che esistono su proiezione nazionale: le coalizioni forzate tra persone e partiti diversi. Programmi diversi e anche in antitesi.
Sistema clientelare consolidato. Che si voglia apparire nuovi, restando vincolati a vecchie logiche di spartizione a circuito chiuso, raccogliendo idee piuttosto che aderire a temi, che il Movimento 5 Stelle, primo partito d’Italia, propone di trattare insieme, è davvero singolare. Nemmeno non si conoscessero i problemi di una città che a lungo si è amministrata!
Che idee possono raccogliere dai cittadini populisti, che ancora devono sotterrare l’ascia da guerra, se sotto la loro mira ci sono partiti e persone attaccate alla poltrona? In questa ottica che vuol dire “Speriamo che la politica si avvicini a noi?” Quando siete scappati? Qualcuno farebbe meglio a sconnettere certe persone, prima di disconnettersi dai partiti. Problemi tra Lega e FI esistono anche in Liguria. Toti aveva trovato azzardato l’incontro-annuncio di Scajola Senior per candidarsi a Sindaco di Imperia. Ma noi crederemo lo stesso all’unità di tre partiti che da soli non hanno i voti.
Partiti male? Si può ancora rimediare: gli slogan fanno perdere voti e castrano ogni desiderio di confronto vero con il cittadino votante. Di fronte ai temi si può discutere, ma di fronte a liste già serrate cosa puoi dire? Prendere o lasciare. Ma poi discutere di quale idea? Il pacchetto prevede solo ascolto. Probabilmente da parte di amici. E mettersi sul palco vuol dire mettersi già dove ti vedi proiettato: non al livello della gente. Perciò tanti auguri a chi si crede dentro al territorio e pone distanze tra la carica dei 100 e la persona. Un pò come successo in passato. Anche oggi si deve leggere che per territorio, loro intendono la centrale via Matteotti (la via del Teatro Ariston). Che dire? Il movimento tanto temuto è partito dai banchetti e gli attivisti sono diventati politici.
Se dovete chiedere idee e copiare temi, copiate tutto il percorso: tornate indietro. Ripartite da cittadini. Non c’è altro pentimento logico che regga. Solo da cittadino si può vivere il problema, denunciarlo, numerarlo e cercare soluzioni. Infine arrivare a fare il politico. Da politico, se lo siete già, si può solo tornare cittadino. E dopo aver chiesto scusa per qualche fantasma nell’armadio, ricominciare. Così il cerchio del vero turn over si chiude. Nel secondo caso l’autobus è lo stesso, la corsa è quella di ritorno. Sennò quando sarebbe il turno dei nuovi? Ve lo promettiamo: vi scatteremo il selfie come si scatta alle persone a piedi e non a quei fetenti di partiti che non vogliono nemmeno avvicinarsi a voi.