di Susanna Giusto
MILANO. In un post su Facebook la storica voce dei Pooh, Roby Facchinetti, ha espresso il suo rammarico per i feroci commenti apparsi sul web dopo la partecipazione all’ultima edizione del Festival. «Ero ancora bambino quando ho incontrato la musica, e dal primo momento in cui l’ho conosciuta ho sempre dedicato tutto alla sua magia, con infinita passione e profondissimo rispetto».
Ed è il rispetto per la musica, per sé stesso e soprattutto per i suoi fan, che ha spinto Roby Facchinetti a scrivere queste e altre parole in un lungo post pubblicato nei giorni scorsi sul suo profilo. Una sorta di lettera confidenziale intitolata “Ieri, oggi, domani, sempre”, in cui il cantante manifesta la sua amarezza verso attacchi violenti subiti sul web all’indomani di Sanremo, dove l’ex Voce si è presentato con l’amico Riccardo Fogli, suo nuovo compagno di strada dopo lo scioglimento dei Pooh. Band storica con la quale, come ricorda lui stesso, 28 anni fa, nel 1990, vinse per la prima e ultima volta il Festival di Sanremo con Uomini Soli
«Anche se ora siamo tutti coinvolti da altri percorsi, sono sempre voluti, amati, vissuti con passione e rispetto che animava il lavoro dei Pooh- scrive Facchinetti-perciò permettetemi di confessarvi che certe critiche mi hanno ferito molto. Specie per il loro tono, a tratti cattivo in modo inatteso e direi imbarazzante, e nella misura in cui provengono da chi per me è davvero parte di un’unica, grande famiglia».
“Il Segreto del tempo”, brano presentato dal neonato duo al Festival, non era di facile presa, per stessa ammissione di Facchinetti, e la performance sanremese non è stata probabilmente all’altezza del suo standard. Ma non è questo il punto. Qui si parla di un artista che ha alle spalle oltre mezzo secolo di carriera e che ha scritto gran parte della storia dei Pooh. Un uomo di rara sensibilità, che ha fatto del rispetto verso i propri fan una sorta di codice deontologico, tanto da definirli “una famiglia”.
E da una famiglia ti aspetti affetto e supporto, comunque vada la partita. Puoi aspettarti le critiche, ma in primis il rispetto. Ma la famiglia ideale non esiste e c’è chi ti volta le spalle quando sei più vulnerabile o quando non ti riconosce perché hai cambiato strada e non riesce a seguire i tuoi passi. In tutto questo Facchinetti vuole ricordare ai suoi fan che è sempre “il piccolo Camillo” detto Robi, cresciuto in una cascina di Bergamo: lo stesso Roby che conobbe la musica a sei anni, la stessa anima che sognava di diventare direttore d’orchestra, la stessa persona che un giorno fortunato iniziò l’avventura dei Pooh, lo stesso artista che ha scritto e cantato innumerevoli successi degli anni ‘60 in poi, il medesimo compositore e cantante di “Uomini soli”, “Amici per sempre” e “Parsifal”…
È sempre Roby, quello dell’album “Insieme” o de “Il segreto del tempo”, sempre quello che avete conosciuto nei Pooh, rimane la persona che si spende con amore e passione per la musica e chi l’ascolta. Resta l’uomo che rispetta in maniera assoluta il pubblico, è sempre un artista che continuerà a fare musica finché la vita gli consentirà il regalo di farne.
L’esternazione del cantante è quasi in sordina rispetto alla veemenza con cui certi detrattori gli si sono accaniti contro sul web, ma la classe non è acqua. Un Signore che ha fatto della musica la sua ragione di vita risponde nell’unica maniera possibile: “Criticare, in un certo modo, con certi toni, il Roby di oggi significa criticare il Roby di ieri, di domani, di sempre. Perché come scrisse il grande Valerio (Negrini), noi siamo gente di scena, sì, ma non siamo solo fotografie. Siamo persone. Nel mio caso, una persona che ama il suo mestiere, vi si spende con onestà assoluta, adora provare a regalarvi emozioni. Se qualche volta in sessant’anni di musica non ci sono riuscito, è a me per primo che spiace”.
L’emozione, forse, ha tradito Facchinetti sul palco dell’Ariston. Ma è la stessa emozione che ha spinto quel bambino “di qualche anno fa” a innamorarsi della musica e a non lasciarla mai più. La stessa emozione che è riuscito a tradurre in canzoni memorabili, guadagnandosi l’affetto della gente. E “il Roby di oggi” ha sicuramente ancora tanto da insegnare alle nuove leve della musica italiana, a partire dalla prima grande lezione, quella sul rispetto.